Studi scientifici esaminano gli effetti sui parametri respiratori
Perdere peso non è solo un fattore estetico.
Ridurre la massa corporea, spesso aiuta a fronteggiare problemi più gravi, molti dei quali insorti durante il periodo di obesità.
Tra questi ci sono le difficoltà circolatorie, cardiologiche, Diabete di Tipo 2 o diabete mellito non insulino-dipendente, tumori, ictus, calcoli, problemi di fertilità, complicanze in gravidanza e complicanze respiratorie.
Le complicanze respiratorie
In questo articolo ci focalizziamo sulle complicanze respiratorie più comuni in caso di obesità, come la sindrome da apnea notturna. Si tratta di una condizione in cui la persona smette di respirare per brevi periodi di tempo durante la notte. Questa patologia è caratterizzata da tipici sintomi notturni (apnee prevalentemente di tipo ostruttive, russare, movimenti anomali e insonnia) e sintomi tipici diurni (cefalea mattutina, sonnolenza e grave compromissione della vigilanza e dell’efficienza).
Le apnee notturne possono causare, inoltre, disturbi dell’umore e deficit cognitivi come, ad esempio, la riduzione della memoria, dell’attenzione e dell’apprendimento.
Andando più nel dettaglio, la sindrome delle apnee ostruttive nel sonno o OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome) è caratterizzata da ripetuti episodi di completa e/o parziale e/o prolungata ostruzione delle vie aeree superiori durante il sonno. Si tratta di una delle più gravi conseguenze respiratorie dello stato di obesità, perchè comporta una riduzione della saturazione di ossigeno nel sangue e, quindi, rischi di compromissione cerebrale.
Perdere peso riduce questi rischi
La diminuzione del grasso al collo, al torace ma soprattutto la riduzione del grasso viscerale, diminuisce drasticamente i problemi alla funzione respiratoria. I volumi delle arterie sono più ampi e aumenta così capacità di trasferire l’ossigeno alle arterie, e la persona fa così meno fatica a respirare. Si stima che nel soggetto obeso, infatti, il lavoro respiratorio aumenti di circa il 60% rispetto a quello normopeso.
Grazie alla perdita di peso, la concentrazione di ossigeno nel sangue aumenta, e diminuisce così la concentrazione ematica di anidride carbonica.
Gli effetti della dieta chetogenica sulla resprazione: lo studio
Lo studio, realizzato dal Centro Studi Tisanoreica, si è proposto di verificare gli effetti dieta chetogenica in relazione ai parametri respiratori in soggetti sani. I ricercatori hanno analizzato 32 persone, divise in due gruppi. Il primo ha seguito una dieta cheto-genica per 20 giorni, poi un regime a basso contenuto di carboidrati per 20 giorni ed infine, una dieta mediterranea bilanciata per altri 2 mesi. Il secondo gruppo ha seguito una dieta bilanciata per 20 giorni a 1200 kcal/die, poi ha seguito una dieta bilanciata da 1400 kcal per i successivi 20 giorni. Entrambi i gruppi hanno completato lo studio con
2 mesi di dieta bilanciata. Sono stati misurati in ciascun periodo di dieta: massa totale, massa
grassa, frequenza respiratoria, rapporto di scambio respiratorio (RER), anidride carbonica di fine espirazione pressione parziale, consumo di ossigeno e produzione di anidride carbonica.
Gli effetti della dieta chetogenica sulla resprazione: le conclusioni
E’ stato dimostrato, quindi, che la dieta chetogenica può diminuire in modo significativo l’accumulo di anidride carbonica nei tessuti, aspetto che può essere teoricamente benefico per i pazienti con tendenza ad accumulo di anidride carbonica come, ad esempio, situazioni di insufficienza respiratoria.